La composizione che si vede nella foto è fatta di pasta di sale ed è stata composta da A., un ragazzino di circa 12 anni dell'MPU, il Mahali Pa Usalama - "un posto sicuro" in italiano -, centro di accoglienza per bambini e ragazzi che hanno subito abusi, in cui io e le mie compagne abbiamo svolto la maggior parte del nostro servizio in questi primi quattro mesi a Mombasa, in Kenya.
Il nostro lavoro all'MPU consiste principalmente nell'organizzare e svolgere attività ricreative per i ragazzi.
Per giovedì primo agosto, ancora nella nostra fase di assestamento in cui dovevamo conoscere bene il centro e capire come gestire le attività, ad Ari era venuto in mente di fare la pasta di sale, e pasta di sale fu.
Ari era l'unica che sapeva come farla con precisione ma quel pomeriggio era stata incaricata di svolgere altre attività assieme a Fra.
Io e Chia ci siamo fatte dare le istruzioni per comporre la pasta e, sfiduciose nei confronti delle nostre capacità artistiche, avevamo paura che qualcosa andasse storto.
Armandoci di un po' di coraggio, siamo riuscite a spiegare come comporre il tutto, accompagnando alla spiegazione una dimostrazione pratica fatta un po' con l'ansietta negli occhi perché chi sapeva come sarebbe venuta fuori: un ammasso di materia appiccicosa o un bel panetto?
In qualche modo è uscito il panetto, per fortuna.
Nessuno dei ragazzi sapeva di cosa si trattasse, durante la spiegazione ci fissavano in silenzio con uno sguardo da "che roba è quella?", il che non ha aiutato con l'ansietta.
Quando però hanno visto il bel panetto fatto da me e Chia, hanno capito che era un po' come crearne uno per fare i chapati.
Tra messaggi d'amore, testi di canzoni, fiori e giochi olimpici, ognuno è riuscito a seguire la propria fantasia, a creare la sua composizione e a ricordare a me e Chia che tante volte "è più facile a farsi che a dirsi".
Un saluto,
Eva