Occhi negli occhi- Le parole di Valeria, che sta per terminare il suo anno di Servizio Civile con Caritas Ambrosiana

Occhi negli occhi

Quando parti per andare dall’altra parte del mondo a fare Servizio Civile sei carico di energie e volenteroso di darti al 101%. 

Ancora prima di arrivare nella tua nuova realtà già immagini che farai mille cose, che le tue giornate saranno piene e che sarai sempre lì a dare concretamente il tuo aiuto al prossimo.

Ed è così che cominci a vivere ogni giorno non fermandoti mai e correndo a destra e a manca per rispettare le tempistiche e renderti utile anche nei pochi momenti liberi che hai.

E quindi, dov’è il problema?

Si potrebbe pensare che questa sia l’essenza stessa del Servizio, ma

Il problema è che poi succede che ti fai prendere dalla mera modalità del fare e ti dimentichi di essere…

Succede che sei così incentrato sul tuo lavoro che ti scordi di costruire relazioni.

Che sei spesso troppo indaffarato, stanco e magari un po’ scorbutico e non ti accorgi di quel singolo bambino che sta piangendo, laggiù nel cortile.

Cammini veloce con il telefono in mano controllando l’orario delle lezioni e non vedi la fatica che segna il viso alla signora che fa le pulizie o gli occhi cupi e preoccupati di quella maestra.

Se c’è una cosa che ho imparato in questo anno di Servizio Civile è il valore di sapersi fermare, di rallentare.

Di sedersi accanto a un bambino triste che è uscito dall’aula e di cui nessuno ha notato l’assenza.

Di chiedere “come stai?” a chi percepisci abbia bisogno di uno sfogo o di un conforto.

Alla fine sono questi i momenti che mi porto a casa e soprattutto nel cuore.

Quelli in cui ho messo le mani in tasca e sono semplicemente rimasta occhi negli occhi con chi, volontariamente o solo per caso, ha cercato il mio sguardo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *