Il mio viaggio continua. Ho avuto la splendida occasione di vivere il Natale qui a Capiz nelle Filippine.
Le prime decorazioni sono apparse già da settembre, perché i filippini iniziano a decorare molto prima del 25. Per tre mesi tutti i supermercati, le strade e le case erano addobbate a festa, piene di luci e alberi di Natale.
A dicembre sono arrivate, come di consueto, le feste di Natale; prima con l’ufficio, poi con le comunità.
Un’usanza tipica è il “manito manita”, una specie di “Secret Santa” (Babbo Natale segreto), dove a ognuno viene assegnata una persona a cui fare un regalo, con un budget massimo definito.
La festa con una delle comunità si è svolta nel grande giardino di Nay Lucille, pulito e preparato per l’occasione.
Appena arrivati si sentiva già il buon profumo del cibo cucinato, nonostante fossero le 7 del mattino: tre grandi pentoloni, anneriti dal fuoco, cuocevano riso, zuppa e carne.
Mentre aspettavamo che tutti arrivassero, ci siamo seduti su una panchina immersa nel verde insieme a dei ragazzi del villaggio e abbiamo fatto dei lavoretti con le foglie di palma. Ci hanno insegnato come piegarle, romperle e intrecciarle.
Ma che festa sarebbe senza giochi? E, infatti, non appena tutti sono arrivati, abbiamo iniziato a giocare.
Prima il gioco delle sedie, poi la corsa con il sacco di iuta, la corsa senza fare cadere l’uovo dal cucchiaio e così via.
Smontavano tutto e ripreparavano per il gioco successivo a una velocità assurda.
Tutti partecipavano: bambini, ragazzi, uomini, donne e anche anziani. Alla fine abbiamo deciso di buttarci nella mischia e giocare anche noi Caschi Bianchi alla gara di ballo.
Trascorrere il periodo natalizio in un posto caldo, lontano dai cari, con usanze diverse all’inizio mi ha fatto sentire quasi come se non fosse davvero Natale.
Ed, infatti, continuavamo a ripetere con gli altri civilisti che lo spirito del Natale quest’anno non c’era proprio.
Ma quelle giornate passate con la comunità e lo staff, a festeggiare, ballare, mangiare e scambiarsi regali mi hanno dato tanta gioia e calore.
Quell’affetto che sentivo e percepivo arrivava da una comunità piccola e molto unita, che si aiuta e si conosce, dove una signora anziana e un ragazzino gareggiano per vincere il premio di “miglior ballerino” e la musica riempie ogni spazio vuoto.
Erica Romano, Casco Bianco nelle Filippine