“Ti ascolto perché sei importante”, questa è la frase che mi ha accompagnata durante il mio primo mese di servizio civile.
Sono Giorgia, ho 22 anni e il centro di ascolto quest’anno sarà il luogo nel quale opererò.
Nel centro di ascolto, le persone vengono accolte, ascoltate, per poi essere accompagnate e orientate verso servizi presenti sul territorio, per questo è indispensabile conoscere tutte le risorse e i servizi al fine di aiutare e collaborare con tutta la comunità, perché “l’ascolto rende un quartiere abitabile”.

Le persone in cerca di aiuto sono persone comuni, fragili, disabili o poveri.
Sin da subito è stato importante comprendere che tra me e gli utenti del centro, doveva crearsi un “legame” di complicità, sensibilità ed empatia, raggiungibile grazie ad una conoscenza reciproca, trasmettendo disponibilità e considerando che chiedere è sempre difficile.
L’invasività di mille domande e il suggerimento di comportamenti da mettere in atto, non sono quasi mai la strada giusta da percorrere, per questo è utile accogliere la fatica del momento, condividere e stare accanto, a volte anche in silenzio.
Entrare in relazione con l’altro vuol dire entrare in contatto con un’altra identità, cioè con qualcuno che percepisce il mondo in modo differente da come lo percepisci tu.
Ciò non significa che il diverso sia sbagliato, sicuramente può far paura, perché spaventa sempre un po’ ciò che non si conosce, ma se noi pensiamo a delle note musicali possiamo notare che se separate le une dalle altre, non formano altro che una sequenza, ma se messe in RELAZIONE tra di loro, possono dare luce a una splendida sinfonia.
Tu non sei come me, tu sei diverso
Ma non sentirti perso
Anch’io sono diverso, siamo in due
Se metto le mani con le tue
Certe cose so fare io, e altre tu
E insieme sappiamo fare anche di più
Tu non sei come me, son fortunato
Davvero ti son grato
Perché non siamo uguali
Vuol dire che tutt’e due siamo speciali.
(Bruno Tognolini)
