“Una vita normale”
Come si fa a normalizzare la vita di bambini che vivono con le loro mamme in case rifugio ad indirizzo segreto? Come si fa a far vivere loro almeno una parte di quelle esperienze che ogni bambino dovrebbe fare, per scoprire il mondo, senza uscire mai da quei cancelli e da quelle mura?
Me lo sono chiesta tante volte in questi mesi di lavoro a Beirut e qualche soluzione l’abbiamo anche trovata. Una scuola non troppo scuola, una classe con un tappeto di spugna e un tavolino con le sedioline sotto il sole di ottobre, i compleanni con la torta e i palloncini, i giochi fuori come al campo estivo.
Ma forse la più bella di tutte è stata portare il cinema nel centro! C’era tutto: i biglietti e la bigliettaia, lo spettacolo delle ore 11.15, la sala di proiezione e i pop corn, naturalmente (bis e tris garantiti e gratuiti, questo non c’è nei cinema veri, purtroppo!). Beh, sì, c’era anche il film.

Una vita normale - Servizio Civile all'Estero
Non era di certo l’ultimo uscito, ma con i grandi classici non si sbaglia mai: Robin Hood.
Avevo temuto un sacco di imprevisti. Ma come spesso succede da quando sono qui, a volte semplicemente tutte le mie (nostre) paure si infrangono inspiegabilmente.
È successo anche questa volta: i bambini sono stati attenti per tutto il film, qualcuno che non sapeva di non poter parlare ad alta voce lo ha capito in fretta grazie alla contrarietà generale, qualcun altro ha colto, invece, l’occasione e il buio per accoccolarsi alle sorelline o a noi.
Non solo, tra le ombre si intravedevano tanti sorrisini alle prodezze di Lady Cocca e al sibilare di Bis, le caricature del Principe Giovanni col dito in bocca e si sentivano tante, seppur timide, risate.
E allora, ridete bambini! Ridete sempre dei dittatori infantili, fatevi cogliere dalla sincera sorpresa di quanto le persone più nascoste possano fare, sorvolate sulla cattiveria umana senza rancore, ma col sorriso di chi sa che c’è tanto altro da fare.
Per quanto riguarda me, invece, lo spettacolo più bello è stato guardarvi, stupefatta e intenerita, fare “una cosa normale”, con la serenità che finora la vita, o gli adulti, non si sono impegnati abbastanza a darvi.
Francesca, Servizio Civile in Libano