"hal helua uà al murrah", nel dolce e nell’amaro

“Hal helua uà al murrah”, nel dolce e nell’amaro

“Hal helua uà al murrah”.

Mi piace molto l’esplorazione lenta delle città. Qui a Beirut, in particolare, tutte le volte che è capitato, sono rimasta affascinata. Cammino adagio per le strade del nostro quartiere ascoltando i suoni, provando a cogliere qualche parola familiare nei discorsi distratti. 

Guardo le case da sotto a sopra, piena di domande; provo a sbirciare tra le persiane e le tende per capire come scorre la vita qui. È meraviglia, certo, ma non solo.

A pochi metri dalle classiche case arabe, con le vetrate colorate e i giardini, giacciono abbandonati interi palazzi, condannati al degrado e alla solitudine. 

"hal helua uà al murrah", nel dolce e nell’amaro.

"hal helua uà al murrah", nel dolce e nell’amaro.

Dall’esplosione al porto di Beirut (e ancor da prima, invero) la situazione del Paese è drasticamente peggiorata. Ne portano le tracce le strade, le finestre senza vetri, i negozi chiusi, i palazzi con i fori dei proiettili della guerra civile.

Dello splendore di un tempo rimane poco, ma quello che c’è resiste. 

Per vivere qui occorre far pace con queste due condizioni. Mi sembra debba essere presa così questa vita libanese: "hal helua uà al murrah", nel dolce e nell’amaro.

Francesca

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