Da quattro giorni, Beirut.
Siamo arrivate all’alba del 22 giugno, dopo un viaggio di 8 ore coronato dal ritardo della coincidenza ad Istanbul. “Welcome to Lebanon” ci sorride il taxista.
Traffico, clacson, rotonde in contro mano, il silenzio della mattina.
Arriviamo nelle scale del palazzo che, da quel momento in poi, riconosceremo come casa. “Dobbiamo andare su a piedi, l’ascensore non funziona senza elettricità”.
Dalle 1 alle 6 del mattino, infatti, non c’è corrente. Torna dalle 6 fino alle 11, per poi assentarsi ancora un’ora, tornare, e scomparire nuovamente tra le 14 e le 15. Meno complesso di quello che sembra, in realtà, abituarsi a questa agenda.
Nelle nostre valige ammassi di lampadine, powerbank, candele. Lo sapevamo. Lo sapevamo ma il buio fa paura solo quando ci si è immersi dentro.
Il Libano sta affrontando una importante crisi economica e sociale. Dopo l’esplosione del Porto nel 2020 molte strutture sono rimaste abitate solo dal vento che entra dalle finestre distrutte.
In tutto il paese sono finite le SIM card. Quanto può essere rappresentativa, questa mancanza, del disagio che sta vivendo uno Stato?
Macchine parcheggiate in terza fila, smog, spazzatura sparsa in strada, bidoni di acqua potabile, la grazia nel sorriso dei venditori di frutta.
Il Libano ci appare contraddittorio, non è una pagina semplice da decifrare.
Il Libano si muove tra le BMW nuove di zecca e i taxi sgangherati che tirano a campare.
Il Libano è una cartolina di fontane decorative senza acqua e fili della luce che ricamano lo spazio tra una casa e l’altra. I Libanesi camminano con la torcia, nelle strade della notte che hanno il sapore del buio pesto.
Ci muoviamo anche noi a tentoni, cercando di analizzare questo spazio nuovo e questa nuova realtà. Mangiamo Tabbuleh.
Ci rassereniamo all’idea che se vogliamo capirci qualcosa, dobbiamo accettare il fatto che non c’è solo una cosa da capire. L’Hummus in questo paese è troppo buono.
Ci stringiamo nel gruppo come le spezie nello za’tar, servono tante teste per analizzare tante cose, insieme stimoliamo l’energia del pensiero, servirà per illuminarci il cammino.