L'incontro con l'Altro - Michela, che tra pochi giorni partirà con Caritas Ambrosiana per vivere un anno di Servizio Civile in Moldova

L’incontro con l’Altro

Questa sono io. Ho scattato la foto che vedete, al museo di Antropologia e Etnologia di Firenze; ricordo ancora quella giornata come una delle più positive e arricchenti. Non ero mai stata all’interno di un museo etnografico, e ricordo ancora di aver preso un minuto per fermarmi, sedermi sulla scalinata del museo, per immortalare la felicità su di me, senza pose plastiche, senza filtri, nessun profilo migliore; volevo vedere il benessere e la spontaneità di un volto che prova accettazione. 


In quell’esatto momento, ho realizzato che l’incontro con l’Altro, la valorizzazione della diversità tramite la testimonianza culturale mi faceva sentire ricca, preziosa, bella. Attraverso lo sguardo sull’Altro, il famoso “giro lungo”, torniamo a rivolgere lo stesso sguardo curioso anche su noi stessi, ci comprendiamo, ci perdoniamo, ci diamo valore

Mi presento

Io sono Michela, ho 28 anni e ho studiato lingue e culture straniere, mi sono focalizzata su due aree laterali d’Europa: Portogallo e Romania, due popoli diversi, lontani ma affini sotto alcuni aspetti. Mi piace trovare le affinità all’interno delle divergenze, delle “teste di ponte” che possano mettere in comunicazione le realtà più diverse.

Nei mei studi, ho approfondito il tema dell’Altro, sia da un punto di vista sociale, sia da un punto di vista concettuale, estetico. Nutro una forte convinzione rispetto allo scambio culturale come forma di arricchimento personale ma anche comunitario, nella prospettiva in cui il mantenimento delle identità culturali e linguistiche non ispessisca i confini, ma possa essere un progetto di inclusione e comprensione reciproca tra i popoli.

Il Servizio Civile per incontrare l'Altro

Ho scelto di partecipare ad un progetto del Servizio Civile Universale all’Estero poiché desidero toccare con mano cosa significa immergersi in un’altra cultura, con umiltà, rispetto, cercando di essere una pedina positiva che possa contribuire alla crescita e valorizzazione di chi è stato lasciato indietro, chi non viene visto, poiché ritenuto diverso, altro. Inoltre, nutro ammirazione per chi come l’ente Caritas, da sempre si schiera dalla parte degli ultimi, entrando in punta di piedi in un tessuto sociale complesso da comprendere nella sua estraneità; cercando di capire le culture di arrivo, all’insegna dell’unico vero obiettivo fondamentale: la cura.

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