Servizio Civile, “ma che roba è?”. Qualcuno di voi di sicuro lo ha sentito accostato al termine “Servizio Militare”, due realtà simili, con uno stesso fine, “servire la patria”, ma diverse nel modo in cui questo obbiettivo viene raggiunto. Non sono qui a proporvi le differenze per cui un servizio sia migliore dell’altro, ma ciò che il servizio civile mi ha offerto e mi sta facendo sperimentare.
Iniziamo da una domanda non troppo scontata, “che cosa vuol dire fare Servizio Civile?” Proviamo a prendere singolarmente queste due parole:
Servizio: ovvero mettersi a disposizione di qualcuno. L’idea di mettersi al servizio di qualcuno può sembrare una follia, considerando che lo scopo di questo servizio, non è crescere economicamente. Infatti si tratta di un’opera di volontariato, seppur minimamente retribuita. Ciò che offre il servizio quindi può essere una domanda, oltre a: “ma chi me lo fa far?”. Piuttosto: “Sono i soldi il vero tesoro della vita?“
Civile: quindi rivolto verso una comunità, che possiamo vederla in maniera allargata alll’intero paese, o in modo più ristretto a specifici individui, come una comunità di disabili, di emarginati, di poveri, di nonni che vorrebbero ancora sentirsi vivi. Ma se vogliamo vederla da un’altra prospettiva, ecco che la comunità possiamo essere anche noi, giovani, persone comuni, che spinti da tante motivazioni e sogni, vogliono provare qualcosa di nuovo e di insolito nella loro vita.
Quindi il servizio civile è una realtà destinata a dei giovani che vogliono provare a vivere l’esperienza di un mondo in cui non conta poi così tanto l’autosufficienza data dai soldi, ma piuttosto l’indispensabilità dei sorrisi, della vicinanza e delle relazioni umane.

L’età non è un limite
È spontaneo per molti chiedersi se si è portati per un lavoro e una delle maggiori preoccupazioni è quella di sentirsi inadeguati. Fortunatamente per te (ma soprattutto per me) Caritas Ambrosiana non cerca qualcuno di super dotato, con skill avanzate e talenti particolari, bensì giovani disposti ad entrare in contatto con delle realtà ben diverse da quelle delle nostre giornate.
Cio che comprendo è che anche se il servizio è destinato a una sottile fascia di età (18-28 anni) le opere che esso richiede sono davvero senza limiti di età: Un ascolto sincero, una parola amica, lo scambio di un sorriso, uno sguardo che non giudica, solidarietà in momenti di crisi, il dono di se e del proprio tempo, la scoperta che basta davvero poco per cambiare una giornata e per potersi sentire utili e apprezzati.
Queste sono tutte azioni che probabilmente già compiamo senza accorgercene, eppure qui vengono riproposte quasi come fossero un vero e proprio mestiere, apprezzato e valorizzato. Pensi davvero che non sia un impegno alla tua altezza?

Si guadagna più di quanto si crede
Nessuno mette in dubbio che guadagnare soldi sia importante, ma non che sia tutto. Ciò che questo servizio offre è di mettere in evidenza i valori base di essere una società: la fratellanza, l’uguaglianza, l’amore.
Quante volte hai avuto bisogno di una spalla amica su cui sfogarti, ridere, piangere o cercare un sostegno per la dura giornata? Quanto è piacevole sentire che qualcuno si preoccupa della tua felicità? Quanto è deludente disporre di tante risorse, ma non aver nessuno con cui condividerle?
Quando si lavora non si guadagna soltanto denaro, ma molto di più.
Spero che questa e tante altre testimonianze future possano portare a intendere che il servizio fraterno è una scuola che non chiude mai. È un’esperienza che non tramonta nel cuore di chi la sperimenta e ti istruisce che anche facendo poco puoi far la differenza nella tua e nella vita di chi ti sta accanto.
“Da soli non si può, ma insieme si può fare tutto“
Post by Bogani Andrea