La preparazione di un'attività della formazione.

Servizio Civile 2021: il mio impegno e i miei perché

Abbiamo superato da poco il primo mese di servizio civile 2021. Ci sarebbero tantissime cose da dire, tra nuove e continue esperienze. Vorrei però cominciare dai miei perché, da alcune ragioni, fra le tante che potrei citare, che mi hanno portato a fare domanda per il servizio civile. Vorrei raccontare con quali consapevolezze e con quali obiettivi ho scelto di rispettare questo impegno.

Le perline che giorno dopo giorno abbiamo scelto per simboleggiare il nostro percorso di formazione all'interno del servizio civile.
Le perline che giorno dopo giorno abbiamo scelto per simboleggiare il nostro percorso di formazione.

Io e il gruppo

Durante la formazione c’è una cosa che ho detto spesso per definirmi: sono una persona introversa. Ed è vero. Eppure, se durante queste giornate avessi avuto la possibilità di guardarmi da fuori, non mi sarei riconosciuta.

Le mie insicurezze hanno da sempre costituito una barriera per me, ma a volte, anche, uno scudo. La curiosità verso gli altri, però, è sempre stata più forte della mia timidezza e questa mi ha portato nel corso degli anni a intraprendere percorsi e a fare delle scelte che pochə si sarebbero aspettatə da me, forse nessuno.

Esperienza dopo esperienza, qualche crepa in quella barriera sono riuscita a crearla. È da qualche tempo che ormai me ne sto accorgendo, ma credo che le giornate di formazione che abbiamo trascorso il mese scorso siano la prova più tangibile, per me, della mia fioritura. Scoprirmi così a mio agio nel raccontare chi sono, quello che penso e ciò che sento è stato sorprendente. Non è ancora il tempo dei ringraziamenti, ma le persone, le relazioni e il gruppo rappresentano in assoluto ciò che maggiormente mi porterò dietro dell’esperienza della formazione.

Educare lo sguardo

Milano non l’ho mai vissuta veramente. Sono nata in provincia, sono cresciuta in provincia. E poi sono partita: dopo la maturità mi sono trasferita a Tolosa, in Francia, e lì sono rimasta per diversi anni, fino a qualche mese fa.

Quando mi capitava di presentarmi dicevo di essere di Milano, perché che senso avrebbe avuto citare il nome di un paese che nessuno sarebbe stato in grado di localizzare e poi, dopo tutto, era – ed è – una mezza verità. Sono nata e cresciuta alle porte di Milano, a una distanza talmente irrisoria se si pensa ad altre regioni del mondo, eppure non esiste città che io conosca di meno. Alle porte di Milano, si, ma al di là della soglia. Ci sono tantissime cose che mi sono passate inosservate e moltissime dinamiche che non ho saputo riconoscere.

Una delle attività proposte durante la formazione ci chiedeva di scrivere su un foglietto la destinazione del viaggio più importante che avessimo fatto. Se ci ripensassi ora, probabilmente cambierei risposta.

Racconterei del primo viaggio per Tolosa, del primo dei tanti che poi negli anni ho fatto, perché è stato come saltare nel vuoto. Avevo scelto una facoltà di cui non avevo mai sentito parlare fino a qualche mese prima in un luogo in cui non ero mai stata.

Abitare per la prima volta in una città, confrontarmi con altre visioni del mondo e incontrare l’attivismo francese… è stato come un risveglio. Repentino nella presa di coscienza, ma lento nella consapevolezza, perché c’è voluto tempo per educare il mio sguardo ad andare oltre. In questo ha fatto tanto il mio ambito di studio, l’antropologia culturale, che non considero solo un insieme di teorie e di metodi, quanto più una modalità di osservare e abitare il mondo.

Un anno e mezzo fa non avrei saputo dire dove sarei stata oggi. Certo è che non sentivo molto vicino il ritorno in Italia. Eppure, così è stato. Le ragioni che mi hanno riportata qui, almeno per adesso, non sono diverse rispetto a quelle di tante altre persone che a causa della pandemia hanno dovuto ripensare i propri piani.

Ma ora sono qui, e sono pronta.

La preparazione di un’attività della formazione. Ph. Elena Conti

Il mio impegno per – e oltre – il servizio civile

Una delle ragioni che mi hanno spinto a fare domanda per il servizio civile, quest’anno, è una questione di tempo. A dicembre ho concluso il mio percorso di studi, avevo fortemente bisogno di un ponte: un’esperienza intermedia, che non fosse né studio né propriamente lavoro, ma che potesse darmi allo stesso tempo la possibilità di mettermi in gioco e il tempo di prendere aria e mettere in ordine le idee. Questo primo mese mi ha già confermato che aver aspettato quest’anno per presentare domanda è stata la scelta giusta. Ci sono arrivata con una consapevolezza di me, delle mie risorse e dei miei limiti che non avrei potuto avere prima.

Questo è il mio tempo.

Ho scelto di rimanere e di mettermi in gioco. Ho deciso di conoscere il territorio in cui sono nata e di vederne, ora che ne sono in grado, tutte le crepe, le fessure, ma anche le risorse. Ho l’intenzione di prendere questo tempo per mettere e mettermi in discussione, affinché l’impegno che ho preso non si esaurisca con il servizio civile, ma che da quest’esperienza nascano nuove possibilità, nuovi progetti e nuovi immaginari.

Questi sono i miei perché. Questo è il mio impegno.

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