Sono 3 settimane ormai da quando sono arrivata in Libano per iniziare il mio anno di servizio civile. In queste 3 settimane è stato molto bello iniziare a scoprire la mia nuova città, Beirut, e ho avuto l’opportunità di vistare una delle città più grandi del Libano, Tripoli.
Osservando le strade in Libano, salta subito all’occhio una particolare caratteristica sono per la maggior parte in salita o in discesa e molto ripide, oppure sono strette e piccole, e nonostante questo piene di macchine parcheggiate da entrambi i lati. Non è difficile immaginare le difficolta che ci sono nell’ usare un auto. Nonostante ciò, le auto, motorini, persone e anche noi riusciamo a destreggiarsi in questo caos. In tutto ciò, le persone riescono a muoversi bypassando le regole del codice della strada. Su strade a senso unico, a volte si trovano macchine e motorini che vanno contromano per evitare il traffico per arrivare a destinazione il più velocemente possibile. Le norme di sicurezza stradale qui non sono proprio al top. Inoltre, un’altra caratteristica del posto quando si va in giro o si sta in strada, il suono più comune è la sinfonia di clacson delle auto che suonano per qualsiasi motivo.
Esplorando Tripoli
La città che ho visitato è Tripoli, una città che si trova a circa 80 km al nord di Beirut, e basterebbe all’ incirca 1 ora di macchina per arrivarci, se non fosse che il traffico non lo permette quasi mai e anche per il fatto che c’è una sola autostrada che percorre il paese da Nord a Sud, la quale è sempre trafficata.
Inoltre In Libano la rete ferroviaria esiste però non funziona. Fu creata durante l’occupazione dell’ impero Ottomano, e collegava Beirut a Haifa e Damasco, Tripoli a Homs e Riyaq ad Aleppo, mettendo in comunicazione l’intera regione. A causa però della guerra civile che colpì il paese negli anni ‘70 la ferrovia smise di funzionare, e dunque oggigiorno non esiste un trasporto ferroviario funzionale per raggiungere le città menzionate. Quindi in Libano tutti usano le auto per spostarsi da una città e l’altra, anch’ io da Beirut per arrivare a Tripoli l’ho fatto, impiegando quasi 2 ore tra posti di blocco e un po’ di traffico. D’altronde, se ci sono problemi sulla strada, o se le manifestazioni la bloccano (come è successo negli ultimi mesi), o se viene chiusa per altri motivi, tutto smette di funzionare.
Camminando sempre in strada, troviamo parecchi pali di legno, pieni di cavi della corrente che percorrono un infinita di metri, riempiendo il cielo. Nonostante questo spettacolo di cavi, uno dei tanti problemi in Libano è la carenza di elettricità giornaliera che può durare dalle 3 ore fino a 12 ore in certe città, poiché la rete elettrica nazionale non riesce a coprire il fabbisogno del paese.
Tornando a Tripoli, invece, essa è una delle città più antiche del Libano dove è anche sopravvissuto il tradizionale mercato arabo. In arabo i mercati sono chiamati ‘souk’, e quello di Tripoli è molto grande, diviso per diverse aree, dove si possono trovare gioielli, vestiti, frutta e verdura, carne, e dolci. Invece, a Beirut il souk più vecchio esistente è stato distrutto durante la guerra civile, e un enorme nuovo centro commerciale al aperto chiamato Beirut Souks è stato invece costruito al suo posto, e qui si trovano diversi marchi lussuosi.
Nella città di Tripoli si trova anche il Castello di Tripoli, conosciuto anche come La Cittadella di Raymond Saint Gilles. Da questo punto si può ammirare un panorama spettacolare dove si vede la città dall’ alto. Davanti, si vede Tripoli e il mare, mentre alle spalle si vedono le case costruite vicino alle pendici della montagna, e dietro si vedono alcune montagne con le cime piene di neve. Il piano edilizio Libanese è anch’ esso particolare come le strade. A Tripoli, dove si trova il souk, le case sono quasi tutte vecchie, mentre a Beirut, si contrappongono palazzetti vecchi, con mancata ristrutturazione e manutenzione, accanto a case di ultima generazione, molto moderne e lussuose, l’abuso edilizio si trova quasi sempre dietro l’angolo.
La contrapposizione tra il vecchio e il nuovo, è peculiare ma alla fine non mi sento così lontano dall’ Italia considerando che certe condizioni le troviamo anche da noi. Nonostante ciò, continuo ad osservare e ad addentrarmi nella mia nuova città e la nuova cultura che mi circonda.